giovedì 28 luglio 2016

NOTIZIE DAL MARE

MERLUZZI IN BIANCO E NERO

di Domenico Foglia

C’era una volta la patria del pesce azzurro. Ricordate quando Giulianova era famosa per la pesca di sardine, aringhe, alici, sgombri? Bene, dimenticatela.  Oggi il pesce è di un altro colore. Tra demolizioni e pensionamenti  sono rimaste solo tre barche in grado di esercitare tale tipo di pesca, e i suoi armatori si sono per giunta trasferiti nel vicino porto di San Benedetto del Tronto. Il grosso dell’attività è oggi esercitato da equipaggi  di altre regioni, che sembrano tuttavia dare poco contributo all'indotto locale. Da noi è rimasta un po’ della cosiddetta "piccola pesca". Si prende il largo al mattino  e si torna la sera con il prodotto pescato che spesso viene rivenduto autonomamente.
È  mancato il ricambio generazionale: i giovani  non sono più invogliati ad esercitare questo mestiere.
Non va meglio per gli altri tipi di pesca. Per quella a strascico,  dalle 50 imbarcazioni dei tempi d’oro sono rimaste appena sei imbarcazioni, che occupano circa 30 maestranze. Abbiamo poi 52 vongolare dove esercitano 150 occupati, e la piccola pesca composta da 35 barche che danno lavoro a circa 70 persone. Cifre ben al di sotto di quelle cui eravamo abituati fino a qualche anno fa.
Un piccolo risultato la nostra categoria l’ha tuttavia di recente incassato. È quello relativo alla data di svolgimento del cosiddetto fermo tecnico, il periodo cioè in cui ci si ferma per consentire alle specie ittiche di riprodursi adeguatamente.
Vincenzo Staffilano, coordinatore regionale di Federpesca, dal suo studio sul lungomare Spalato, di fronte al mercato ittico e a due passi dal  porto; posizione più che strategica per affrontare i problemi della "sua" marineria, sciorina cifre, dati, proposte, rimpianti...
"È da 1987 che lottiamo per farlo spostare ad un periodo a noi più congeniale", spiega con parziale soddisfazione. A giorni il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali emanerà il decreto che prevede date diverse a seconda delle zone marittime. Eccole: da Trieste a Rimini  dal 25 luglio al 5 settembre (43 giorni); da Pesaro a Bari (tratta che ricomprende Giulianova) dal 16 agosto al 26 settembre (42 giorni); da Brindisi ad Imperia dal 17 settembre al 16 ottobre (39 giorni). Periodi diversi invece per Sardegna e Sicilia che, trattandosi di regioni a statuto speciale, decideranno in proprio. "Accontentiamoci di questo nuovo periodo stabilito per la nostra marineria, anche se ci soddisfa solo in parte", continua Staffilano "noi continuiamo a sostenere che il periodo migliore per il ripopolamento sia quello che va da aprile a maggio. Ma la ricerca scientifica dice diversamente e  quindi ci adeguiamo"
Insomma, tra riforma sulla licenza della pesca a punti, fermo biologico ed altre pastoie burocratiche (tipico il caso del  decreto sulla regolamentazione della pesca che impone all'armatore di decidere se esercitare pesca a circuizione, metodo più tecnologicamente avanzato ed estremamente produttivo o se fare la volante, sistema composto da due barche che trascinano la rete, equiparato allo strascico comunicando nel contempo il numero delle giornate di pesca effettuate negli ultimi due anni), il settore si sta sempre più impoverendo.  Se si è arrivati a questa drastica riduzione della flotta locale è perchè chi ha potuto ha cercato di demolire o vendere la propria imbarcazione per far fronte a debiti pregressi o uscire dal settore per motivi di età.
Molta responsabilità gli armatori addossano alla nostra classe politica, colpevole a loro dire di essersi adagiati sull'idea che la presenza del prodotto sul nostro mare fosse condizione sufficiente per assicurare un futuro alla nostra categoria. All'estero spesso non è andata così.  In Spagna,  ad esempio, si è posto l'accento sulla mancanza delle attrezzature, riuscendo così ad ottenere i finanziamenti da parte dell'Unione Europea per migliorare il patrimonio peschereccio. Da noi invece sono stati date licenze oltre il possibile con il risultato che poi si è stati costretti ad incentivare la demolizione per scongiurare il soprannumero.
Ora già si guarda già  con preoccupazione al prossimo decreto sulle demolizioni che l'Unione Europea sta preparando per il 2017. Da indiscrezioni sembra che esso incentiverà la "rottamazione" dei natanti di più recente costruzione in  quanto in grado di riportare a riva un maggior quantitativo di pesce. Sarebbe quindi un sistema, piuttosto contorto, di salvaguardare il prodotto ittico. È un sistema che però la nostra marineria contesta duramente e per la quale promette battaglia per fare in modo che le demolizioni tengano conto non solo dell’età ma anche della vetustà e della capacità del motore delle singole imbarcazioni.
Unici dati positivi in un settore in affanno: il successo dei GAC (Gruppi di Azione Costiera, organismi creati per proporre ed attuare strategie di sviluppo locale per le aree marittime e di cui abbiamo già parlato nelle precedenti edizioni) che ha finanziato 18 progetti per un toltale di un milione di euro e il calo del prezzo del gasolio che ora si aggira sui 40 cent al litro. Una piccola boccata d’ossigeno per la categoria, che ora può quindi contare anche su ricavi mensili più dignitosi. È poco, ma forse si può ripartire anche da qui per un futuro migliore.



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