giovedì 28 luglio 2016

PAPA FRANCESCO: UN PASTORE CON IL PROFUMO DELLE PECORE CHE CI INVITA A “VIVERE PER SERVIRE”

Guardando tutta quella gente che, ad ogni occasione o udienza, si raccoglie intorno alla figura di Papa Francesco, ci si rende conto sempre di più di come la Chiesa stia vivendo un anno particolare, un Giubileo straordinario fortemente voluto proprio dalla persona che si sforza di testimoniare con tutte le sue forze, con tutto se stesso e in tutti i modi possibili, la misericordia di Dio.
“Chi ha sperimentato nella propria vita la misericordia del Padre non può rimanere insensibile dinanzi alle necessità dei fratelli”, sono state le parole di Bergoglio durante l'ultima udienza di giugno, la stessa nella quale ha invitato tutti a rimboccarsi le maniche e vivere le opere di misericordia non come temi teorici ma testimonianze concrete che obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare la sofferenza del prossimo per le povertà materiali e spirituali.
Un'attenzione particolare che non è difficile notare proprio nei suoi occhi.
In ogni occasione nella quale ci se lo trova di fronte li si vede brillare davanti a una mamma o un papà che urlano il suo nome e gli porgono il figlio o la figlia per un bacio e una benedizione, mentre stringe a se una bambina malata che gli si è buttata addosso superando il cordone di sicurezza e ora lo guarda da sopra il bordo di una mascherina bianca come il suo vestito, quando segna con il pollice una croce sulla fronte di una persona anziana dopo averle accarezzato il viso, tutte le volte che gioca con un bambino o ne cerca qualcuno tra la gente per fargli fare un giro della piazza con lui sull'auto e, come farebbe un genitore o un nonno, li saluta con un bacio e una carezza e li accompagna con lo sguardo fino a quando i responsabili non li hanno riconsegnati ai loro genitori.
Ci sarebbero moltissimi altri esempi di gesti che colpiscono, come quando una donna tra la folla gli sventolava di fronte un'ecografia, orgogliosa e speranzosa di una benedizione speciale per il suo bambino, o quando una futura mamma gli ha chiesto di benedirla e lui, il Papa, teneramente le ha poggiato le mani sulla pancia per qualche attimo.
Segni tangibili di cosa significa rimboccarsi le maniche e superare alcuni ostacoli per poter essere testimoni autentici, con azioni come quella di chiamare dalla folla un gruppo di rifugiati e, in testa al corteo con tanto di cartello con sopra scritto “I rifugiati per un futuro insieme”, salire fino al sagrato per svolgere con loro l'udienza.
Quello che colpisce in questi gesti spontanei, che in ognuna delle nostre vite potremmo svolgere noi stessi, è la serenità e la gioia contagiose di un uomo che, mentre li compie, sembra ricordare quanto detto di se fin dal principio, quando ha sottolineato l'importanza di essere vescovo. Un pastore vicino alle sue pecore, tanto vicino da averne il loro profumo addosso. E così, non ti meravigli più neanche molto quando lo scorgi da lontano che, a piedi, sfila tutto il braccio Carlo Magno e , trovata una sedia libera sotto il colonnato di piazza San Pietro, si siede e inizia a confessare dei ragazzi durante il Giubileo a loro dedicato. E con loro ride di gusto, coinvolgendo e commovendo tutti quelli che lo guardano, facendo capire più che con mille catechesi, come il Sacramento della riconciliazione “non è un tribunale di condanna, ma esperienza di perdono e misericordia”.
Dare sfogo alla “fantasia della carità” per cercare nuove modalità operative e rendere concreta la via della misericordia, questo l'invito di Papa Francesco a tutti i cattolici, spronati a seguire la strada e l'esempio di Gesù nell'accoglienza.
Quello stesso esempio che lui cerca di dare e che non si tramuta in semplici titoli di giornali e telegiornali che gli fanno fare il giro del mondo, magari fissati affianco al suo volto sorridente con il pollice alzato, ma vere e proprie azioni che scuotono le coscienze di ogni persona che non può non interrogarsi quando vede salire 12 profughi sulla scaletta dello stesso aereo del Papa di ritorno da Lesbo, o chiedersi  se anche lui non possa preparare una busta con dentro dei soldi da destinare a qualche rifugiato o povero che si incontra per strada.
“Quante volte noi, quando vediamo tanta gente nella strada, gente bisognosa, malata, che non ha da mangiare, sentiamo fastidio! Quante volte noi, quando ci troviamo davanti i tanti profughi e rifugiati, sentiamo fastidio!”, ha dichiarato Francesco in una delle ultime udienze in piazza San Pietro, puntando il dito contro di se, “È una tentazione” da cui nessuno può dirsi esente, nemmeno il Papa, perché “l'insofferenza e l'ostilità rendono ciechi e sordi” di fronte alle necessità del fratello.
Troppo chiari per non essere compresi gli esempi di Papa Francesco che, senza tanti giri di parole, ha spiegato bene le cose nell'ultima Udienza giubilare prima della pausa estiva,  “La misericordia non è una parola astratta, ma è uno stile di vita”, che ha bisogno di opere concrete, perché “la misericordia senza le opere è morta in sé stessa”.
Quindi l'invito è chiaro e, se crediamo al fatto che “la misericordia ha occhi per vedere, orecchi per ascoltare, mani per risollevare”, dobbiamo darci da fare anche noi e, oltre che sorridere con Papa Francesco o commuoverci come ci capita quando vediamo un film, dobbiamo anche operare con lui seguendo quello che dice, “chi non vive per servire non serve per vivere”.
Marco calvarese







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